I temi di Francesco Messina: il nudo

La produzione di Messina si caratterizza, fin dagli esordi, per il riferimento alla tradizione classica, antica e rinascimentale. Questa predilezione convive con la ricerca di un linguaggio moderno, di volta in volta elaborato nella consapevolezza del proprio tempo e continuamente aggiornato.

Nel corso della sua lunga carriera di scultore, Francesco Messina si esercita e concentra su alcuni temi che indaga in profondità e approccia da diversi punti di vista.

Conosciamoli attraverso le sculture della collezione permanente dello Studio Museo.

I temi di Francesco Messina: il nudo

Il nudo

Lo studio e l'esercizio sulla riproduzione del corpo è una delle costanti nella ricerca artistica di Francesco Messina.

Messina indaga le forme del corpo sia a riposo che in movimento, cercando di raggiungere e fissare nelle sue sculture un equilibrio espressivo e formale "classico".

Lo studio e l'intenso lavoro sulla figura umana si concretizzano soprattutto nella realizzazione di nudi, in gran parte femminili. L'interesse nei confronti del corpo femminile è ostinato e porta Messina a indagare, nei diversi materiali della scultura, anche il tema della femminilità e il corpo della donna nelle fasi della vita, dalla giovinezza all'età adulta, alla maturità.

Francesco Messina trae ispirazione per molti dei suoi soggetti dalla variegata umanità che incontra durante le sue vacanze estive a Sestri Levante, meta ricorrente dal 1932.

Da questi incontri nascono quasi tutte le opere presentate nel 1935 alla II edizione della Quadriennale d'Arte Nazionale a Roma. Tra queste sculture, alcune fanno parte della collezione permanente dello Studio Museo.

Il Bambino al mare del 1935 è una fusione successiva dell'esemplare esposto alla Quadriennale, all'epoca acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, mentre il Nuotatore del 1935-1958 è una variante dell'opera entrata a far parte, nello stesso 1935, delle raccolte del Ministero delle Corporazioni e oggi nelle collezioni del Ministero dello Sviluppo Economico.

A guidare Messina nella realizzazione di questi bronzi sono sia il confronto con il vero sia gli esempi della scultura antica, per esempio l'Hermes in riposo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli o il Fantino di Capo Artemisio, rinvenuto in pezzi a partire dalla fine degli anni Venti e oggi conservato al Museo Archeologico di Atene.

Non meno importante è la riflessione sui ritratti realizzati dallo scultore Vincenzo Gemito (1852-1929), un artista che impressiona Messina da quando nel 1925 ne aveva visitato una mostra. Nell'autobiografia Poveri giorni Messina celebrerà questo artista per "aver portato a nuova vita l'ellenismo partenopeo".

La stessa stratificazione culturale (studio dal vero, della classicità e di linguaggi contemporanei) si riscontra anche nei bronzi Eva (1949) e Grande nudo femminile (1967). In essi il sottile equilibrio classico si intreccia a linguaggi più moderni, che rivelano uno sguardo attento agli esempi e alle suggestioni della contemporaneità che affiora anche laddove gli elementi predominanti sembrano apparentemente il mestiere e lo studio della natura. Fondamentale nella realizzazione di queste opere è infatti la conoscenza e la riflessione sulla scultura francese e i grandi maestri come Aristide Maillol e Charles Despiau nella codificazione di una Venere moderna.

Beatrice, a grandezza naturale, appartiene a quel gruppo di sculture in cui Messina si esercita sul corpo femminile nelle varie fasi della vita.

La versione in bronzo dorato del 1959 rielabora il ritratto a figura intera di una bambina di nove anni, modellato in gesso a Forte dei Marmi nel 1958 e anch'esso conservato nello Studio Museo.

Dell'opera esistono diverse versioni che differiscono per dimensioni e dettagli, come i capelli (lisci, mossi, trattenuti da un nastro...).

È una scultura celebre di Messina, che la espone all'VIII Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma e che, in due varianti, significativamente dona alla Città di Milano e al Museo Nazionale del Bargello a Firenze.

Gallery