Altri monumenti di Francesco Messina

Altri monumenti di Francesco Messina

La produzione di Messina si caratterizza fin dagli esordi per il riferimento alla tradizione classica, antica e rinascimentale. Questa predilezione convive con la ricerca di un linguaggio moderno, di volta in volta elaborato nella consapevolezza del proprio tempo e continuamente aggiornato. 

Nel corso della sua lunga carriera di scultore, Francesco Messina si esercita e si concentra su alcuni temi che indaga in profondità e approccia da diversi punti di vista. 

Conosciamoli attraverso le sculture della collezione permanente dello Studio Museo e, approfittando delle belle giornate estive, esplorando le città. 

Altri monumenti di Francesco Messina

Negli anni Trenta Messina inizia a confrontarsi con la scultura monumentale. In questi anni, infatti, riceve numerose commissioni statali per realizzare sculture di grandi dimensioni da collocare nelle piazze e in diversi luoghi pubblici delle città. 

La grande statuaria classica, greca, romana e rinascimentale, è una delle maggiori fonti di ispirazione per questa produzione, non solo da un punto di vista stilistico e formale, ma anche tipologico per creare un legame fra passato e presente: Messina era infatti convinto che l'eredità dell'antico si potesse rapportare all'oggi.

Una delle prime sculture monumentali realizzate da Messina è il Monumento a Cristoforo Colombo a Chiavari (1935), in cui il soggetto è posizionato su un piedistallo triangolare dal quale sporgono idealmente le tre prue delle caravelle. In quest'opera sembra che Messina aggiorni il linguaggio inserendo forti chiaroscuri soprattutto nel mantello e panneggi geometrizzanti. L'impianto del Cristoforo Colombo viene ripreso nel Monumento a Costanzo Ciano del 1940 realizzato in piazza Cortellazzo a La Spezia, di cui rimane oggi solo la statua in bronzo. Le commissioni di questi anni confermano la fama raggiunta durante il Ventennio fascista.

Alla fine degli anni Trenta lo scultore riceve due importanti commissioni dalla città di Pavia: nel 1937 viene incaricato dal podestà della città Angelo Nicolato del rifacimento del Regisole, scultura bronzea tardoantica che raffigurava un soldato, o forse il re ostrogoto Teodorico, a cavallo, distrutto durante i moti rivoluzionari del 1796. Per realizzare il Regisole Messina si basa sia sulle fonti visive che tramandavano l'aspetto della scultura tardoantica, sia sullo studio dal vero del monumento equestre di epoca romana dell'imperatore Marco Aurelio, conservato ai Musei Capitolini a Roma. Si discosta però dall'iconografia classica eliminando la barba, le briglie e le staffe. 

Sempre per la città di Pavia realizza nel 1939 Minerva, collocata in piazza di porta Cavour. Si tratta di una scultura in porfido rosso e bronzo nella quale Messina introduce numerose citazioni dall'arte classica, come a esempio il chitone, cioè una tunica fittamente scanalata, chiaro riferimento all'Auriga di Delfi, scultura greca del 475 a.C. conservata al Museo Archeologico di Delfi. Per l'impostazione e l'iconografia della Minerva invece si inspira a una scultura contemporanea, l'Atena di Arturo Martini all'Università La Sapienza di Roma. 

Altri monumenti di Francesco Messina

Un'altra opera importante della fine degli anni Trenta è quella del San Carlo e di Deputati ospedalieri (1938) a Niguarda, in cui Messina affronta il tema del ritratto di gruppo e dà alla sua scultura un impianto quasi fotografico. 

Questa sua produzione continua negli anni Sessanta, quando ottiene grande fama anche presso il vasto pubblico grazie a una serie di commissioni romane: il Monumento a papa Pio XII, il Monumento a Santa Caterina e soprattutto il Cavallo della RAI a Roma, di cui lo Studio Museo conserva una delle prime idee. 

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