I temi di Francesco Messina: il ritratto

I temi di Francesco Messina: il ritratto

La produzione di Messina si caratterizza, fin dagli esordi, per il riferimento alla tradizione classica, antica e rinascimentale. Questa predilezione convive con la ricerca di un linguaggio moderno, di volta in volta elaborato nella consapevolezza del proprio tempo e continuamente aggiornato.

Nel corso della sua lunga carriera di scultore, Francesco Messina si esercita e concentra su alcuni temi che indaga in profondità e approccia da diversi punti di vista.

Conosciamoli attraverso le sculture della collezione permanente dello Studio Museo.

 

Il ritratto

Francesco Messina manifesta fin dagli esordi un interesse e un’attenzione particolare nei confronti del ritratto come genere autonomo (declinato nei visi e nei busti), che vede come occasione per confrontarsi in modo diretto con la tradizione ritrattistica, dall’età antica al Rinascimento.

Messina recupera la tradizione del ritratto fisionomico, capace di esprimere realisticamente i caratteri fisici e psicologici di un determinato individuo. L’artista dedica molto tempo allo studio, quasi sempre dal vivo, sia del volto sia dell’espressione che della psicologia dei suoi soggetti che, spesso, sono amici e conoscenti. I ritratti di Messina testimoniano quindi anche la rete di relazioni e di incontri dello scultore con importanti personalità del suo tempo.

Nel 1929 Francesco Messina realizza il Ritratto di Piero Marussig, di cui lo Studio Museo conserva una versione. Il ritratto dell’amico pittore, esposto alla Biennale di Venezia del 1930, è un’opera fondamentale della sua produzione e rappresenta una tappa importante nella carriera dell’artista.

Messina studia i tratti del volto di Marussig e, senza sconti e compiacimenti, fissa nel bronzo la sua espressione pensosa e malinconica. La patina aspra e scabra con cui tratta la superficie del bronzo rimanda alle esperienze contemporanee della scultura tedesca che Messina conosce a Berlino alla fine degli anni Venti.

L’esemplare più celebre di questa scultura si conserva al Kunsthistorisches Museum di Vienna, donato dall’Italia al museo austriaco nel 1935.

Il Ritratto di Piero Marussig è il primo esempio importante di una ricerca anche psicologica su cui lo scultore si esercita per tutta la vita e che emerge anche quando il realismo è mediato da un approccio più severo e accademico, come nel Ritratto di Erminia Clerici del 1935 e nel Giovane biondo del 1936, di cui il Museo Nazionale del Bargello conserva una versione, donata dallo stesso Messina, e nel marmo che ritrae la moglie Bianca del 1938, poi ritoccato morbidamente con il colore alla fine degli anni Sessanta.

Al 1937 risalgono i ritratti dello scrittore e giornalista Massimo Lelj e del poeta Salvatore Quasimodo, in cui Messina accentua la naturale asimmetria dei volti per intensificare l’espressività dei soggetti. L’equilibrio perfetto è raggiunto con il Ritratto di Salvatore Quasimodo, una delle sculture più celebri e riprodotte di Messina.

Negli anni Quaranta Messina sperimenta anche le possibilità di un materiale duttile come la cera, nel Ritratto del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster del 1941, realizzato anche in bronzo nello stesso anno, e di Maria Laura del 1946, che ritrae la figlia del giornalista e amico Raffaele Carrieri, e del Ritratto di Felicita Frai del 1949-1950, che fissa i tratti della pittrice di origine ceca.

Nel 1948 raffigura invece in bronzo lo scrittore Raffaele Calzini.

Queste opere si inseriscono in anni difficili per Messina che, nel clima del dopoguerra dominato dal contrasto tra arte figurativa e arte astratta, ribadisce le proprie convinzioni figurative che vogliono, alla base della creazione artistica, la storia, la tradizione e la figura umana.

Messina, attento osservatore e immerso nella contemporaneità, aggiorna il proprio linguaggio e inserisce riferimenti espliciti a esperienze coeve, da Marino Marini – nell’insistenza sui difetti d’espressione e nella restituzione attraverso le patine dei segni del trascorrere del tempo – a Giacomo Manzù – per il recupero di valori luministici e sentimentali.

La sperimentazione sui materiali e sulle possibilità del ritratto non si esaurisce: alla fine degli anni Sessanta realizza, in terracotta policroma, muovendosi tra l’ispirazione all’antico e la pop art, i sorprendenti ritratti delle danzatrici Aida Accolla e Carla Fracci, e di Barbara Ermert, conosciuta e ritratta assieme al marito Henno Ermert sul lago di Garda. Il Ritratto di Henno Ermert si conserva, grazie alla donazione di Francesco Messina, al Museo Nazionale del Bargello di Firenze.

Con queste sculture, dalla grandissima resa realistica ed epidermica, Messina reinterpreta i personaggi in chiave moderna, descrivendo la società, le mode e gli stili contemporanei.

 

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